“Il censimento dei radical chic” di Giacomo Papi
Da oggi in tutte le librerie troverete la nuova storia di Giacomo Papi divertente, intelligente e tagliente. Il censimento dei radical chic, edito da Feltrinelli, è un romanzo distopico che sfiora la nostra realtà.
Mi sono divertita a leggerlo e mi sono scoperta a cercare i punti di contatto con quella che è la nostra quotidianità.
Trama
In un’Italia ribaltata – eppure estremamente familiare –, le complicazioni del pensiero e della parola sono diventate segno di corruzione e malafede, un trucco delle élite per ingannare il popolo, il quale, in mancanza di qualcosa in cui sperare, si dà a scoppi di rabbia e applausi liberatori, insulti via web e bastonate, in un’ininterrotta caccia alle streghe: i clandestini per cominciare, poi i rom, quindi i raccomandati e gli omosessuali. Adesso tocca agli intellettuali.
Il primo a cadere, linciato sul pianerottolo di casa, è il professor Prospero, colpevole di aver citato Spinoza in un talk show, peraltro subito rimbrottato dal conduttore: “Questo è uno show per famiglie, e chi di giorno si spacca la schiena ha il diritto di rilassarsi e di non sentirsi inferiore”.
Cogliendo l’occasione dell’omicidio dell’accademico, il ministro degli Interni istituisce il Registro Nazionale degli Intellettuali e dei Radical Chic per censire coloro che “si ostinano a credersi più intelligenti degli altri”. La scusa è proteggerli, ma molti non ci cascano e, per non essere schedati, si affrettano a svuotare le librerie e far sparire dagli armadi i prediletti maglioni di cachemire… Intanto Olivia, la figlia del professore, che da anni vive a Londra, rientrando per il funerale, trova un paese incomprensibile. In un crescendo paradossale e grottesco – desolatamente, lucidamente divertentissimo –, Olivia indaga le cause che hanno portato all’assassinio del padre.
Stile e personaggi
Poco più di cento pagine di un giallo che giallo non è: è una finestra aperta sul nostro presente. Olivia, la protagonista, si ritrova senza padre e non riconoscendo più la sua patria si sente ancora più sola. Il governo italiano ha infatti deciso di semplificare il linguaggio e la cultura: non sarà più il popolo a doversi elevare verso gli intellettuali, ma gli intellettuali ed “abbassarsi” al livello del popolo.
L’intero romanzo si basa su una grande verità: la cultura è pericolosa. Assolutamente si. La cultura è pericolosa per chi governa: un popolo colto, preparato e con un buon senso critico non permetterà alla classe dirigente di fare quello che vuole senza ritegno.
Divertenti le note a piè di pagina in cui le parole “difficili” vengono sostituite con termini di uso più comune da Frau: l’addetto alla semplificazione della lingua italiana che ad un certo punto scompare. Così come il ministro dell’interno, amico di infanzia di Olivia, che ha fatto votare tutte le mozioni contro la cultura e i suoi esponenti, ma che viene rimosso dopo essere stato sorpreso in un cinema, un vizio inaccettabile. Al suo posto ovviamente viene eletto un simpatico soprammobile di bella presenza e pessime capacità cognitive.
Conclusioni
Un romanzo divertente, meno sanguinoso di quello che è stato Ernesto di Francesco Nucera, ma che allo stesso modo esprime la nostra paura per il presente e soprattutto per il futuro. La cultura non è accessibile a pochi, non è di pochi. È di chi vuole togliere il paraocchi e lottare per i diritti e per le uguaglianze.
Un romanzo per chi vuole divertirsi e porsi le giuste domande.
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