Intervista a Emanuela E. Abbadessa
Emanuela E. Abbadessa è l’autrice di È da lì che viene la luce edito da Piemme e oggi ci svelerà qualche retro scena del suo romanzo.
L’intervista è stata fatta nei primi giorni di maggio e mi scuso per il ritardo nel riportarvela solo ora.
Ringrazio Piemme per la preziosa possibilità datomi.
Emanuela Abbadessa: le mie storie nascono dalla fotografia
Come è nato questo romanzo?
L’ispirazione per questo romanzo nasce da una fotografia di Wilhelm von Glöden, figura a cui mi ispiro, e dall’esigenza di raccontare la diversità. Non sempre la diversità che noi portiamo è dalla parte giusta, quella diversità che la società accetta. Dal confronto col diverso si cresce. Ho riportato questo ha un’epoca in cui essere diversi poteva creare molto problemi.
Emanuela Abbadessa: la storia
Tutto è partito da una fotografia e il tuo romanzo è una fotografia di un momento storico. Quanto lavoro di ricerca hai fatto?
Il ventennio fascista è il periodo che mi interessa di più sociologicamente parlando sopratutto visto il consenso che aveva intorno. Ho iniziato dalla musica anche grazie a un convegno sul fascismo tenutosi a Oxford al quale mi avevano invitata. Poi ho cercato dei rotocalchi per signori di quegli anni.
Come sono cambiati i personaggi nella stesura?
Io sono una maniaca del controllo. I personaggi si sono mostrati per quello che avevo pensato. Era inevitabile che i fatti si sviluppassero in quel modo: è la struttura della tragedia greca. I ruoli sono quelli del dramma.
Sebastiano nasce il 20 aprile come Hitler, è stato voluto?
No, la nascita è casuale. Io quando scrivo inizio con una data in cui effettivamente inizia e da lì vado indietro e in avanti. In quel momento mi deve parlare il giorno in cui faccio nascere un autore. Molto spesso metto dei giorni legati alla mia storia.
Per tutte le altre interviste vi basta cliccare qui.