L’amico perduto di Hella Haasse
L’amico perduto di Hella Haasse edito da Iperborea è uno dei titoli che mi è stato omaggiato al SalTo, Salone internazionale di Torino.
Un libro che mi si è ben cucito addosso. La storia di un’amicizia, di una società che cambia, del bisogno di sentirsi parte di qualcosa.
L’amico perduto di Hella Haasse: l’autrice
Hella Haasse (1918-2011) è nata a Batavia, l’attuale Giacarta, ed è considerata una delle più interessanti scrittrici olandesi contemporanee.
A vent’anni si trasferisce in Olanda dove studia letteratura e recitazione e pubblica L’amico perduto (Iperborea 2017), il suo primo romanzo di successo, impregnato di quel senso di lacerazione che le ha dato la Guerra di Secessione delle Indie olandesi, in quel tempo ancora in corso.
Resa famosa dai suoi romanzi storici e per le sue opere legate ai ricordi d’infanzia nelle colonie olandesi, affronta nella sua vastissima opera anche temi più personali e intimi legati al mondo contemporaneo. Le sue opere risultano così ricche di vita, la sua e di quel mondo dimenticato.
L’amico perduto di Hella Hasse: la trama
Due ragazzi crescono insieme nella natura lussureggiante e incantata di Giava, uniti da un mondo di avventure, esplorazioni e sogni tra i verdi campi di tè e le terrazze di risaie, i sentieri di terra rossa e i misteri delle foreste vergini del Preanger.
L’uno è il figlio del direttore di una piantagione olandese e ama l’Indonesia e la sua gente come il luogo dell’anima dove è nato e a cui sente di appartenere. L’altro è Urug, figlio di un lavorante indigeno che grazie a una serie di circostanze fortuite riesce ad accedere agli studi e a seguire l’amico fino a Giacarta.
Ma l’innocenza e la libertà dell’infanzia non tardano a essere travolte da avvenimenti inaspettati: il movimento di liberazione indonesiano, la Seconda guerra mondiale e la guerra coloniale rendono ineludibile una scelta di campo e portano i due giovani a guardarsi con occhi nuovi, a scoprirsi estranei, e a seguire i loro destini inconciliabili.
L’amico perduto di Hella Haasse: la recensione
L’amico perduto di Hella Haasse è un romanzo di formazione, di crescita non tanto professionale ma della società intorno che si muove e porta due fratelli di vita a essere divisi.
Il figlio del direttore è stato cresciuto per essere il “capo”. Avrebbe preso il posto del padre se non addirittura qualcosa di più. Urug no. Fa parte dei reietti, degli schiavi, dei servi e, una volta preso coscienza di questo è naturale per lui schierarsi col suo popolo.
Questo avviene dopo che ha provato a entrare in un cerchio diverso di rapporti umani, ma sentendosi fuori posta entra nelle file di chi lotta per la sua libertà.
La storia delle colonie olandesi si mescola con quella di questi due ragazzi, in un crescendo di muri che dividono, di pensieri diversi e di cambiamenti sanguinosi.
Odio genera odio e non fa sconti. Neanche agli amici di vita.
Una prosa eccelsa quella che la traduzione ci restituisce scarna di descrizioni ma ricca di fatti. Un diario di quello che succede sotto gli occhi del figlio del professore che trova ormai inutile fermarsi in quella che non ha mai considerato casa solo per Urug.
Oltre a questi due ragazzi c’è la storia di un paese: di oppressi e oppressori, di etnie che meritano libertà. Ecco che Hella Haasse entra nella storia con i suoi ricordi, con la sua esperienza e ci regala un testo unico.
L’amico perduto di Hella Haasse: il pubblico
L’amico perduto di Hella Haasse è un libro che si adatta ai giovani, proprio a quei maturandi che in questi giorni fanno i conti con i grandi cambiamenti.
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