Lungo petalo di mare di Isabel Allende
Lungo petalo di mare di Isabel Allende edito da Feltrinelli è da oggi in tutte le librerie. Un romanzo che racconta anche il Cile, quello stesso Cile che negli ultimi giorni è tornato a soffrire lontano dai riflettori.
Ringrazio la casa editrice per l’omaggio della copia in anteprima.
Lungo petalo di mare di Isabel Allende: l’autrice
Isabel Allende è nata a Lima, in Perù, nel 1942, ma è vissuta in Cile fino al 1973 lavorando come giornalista. Dopo il golpe di Pinochet si è stabilita in Venezuela e, successivamente, negli Stati Uniti. Con il suo primo romanzo, La casa degli spiriti del 1982 (Feltrinelli, 1983), si è subito affermata come una delle voci più importanti della narrativa contemporanea in lingua spagnola. Nel 2014 Obama l’ha premiata con la Medaglia presidenziale della libertà.
Lungo petalo di mare di Isabel Allende: la trama
1939. Alla fine della Guerra civile spagnola, il giovane medico Víctor Dalmau e un’amica di famiglia, la pianista Roser Bruguera, sono costretti, come altre migliaia di spagnoli, a scappare da Barcellona.
Attraversati i Pirenei, a Bordeaux, fingendosi sposati, riescono a imbarcarsi a bordo del Winnipeg, il piroscafo preso a noleggio da Pablo Neruda per portare più di duemila profughi spagnoli in Cile – il “lungo petalo di mare e neve”, nelle parole dello stesso poeta –, in cerca di quella pace che non è stata concessa loro in patria. Lì hanno la fortuna di essere accolti con generosa benevolenza e riescono presto a integrarsi, a riprendere in mano le loro vite e a sentirsi parte del destino del paese, solo però fino al golpe che nel 1973 fa cadere il presidente Salvador Allende. E allora, ancora una volta, si ritroveranno in esilio, questa volta in Venezuela, ma, come scrive l’autrice, “se si vive abbastanza, i cerchi si chiudono”.
Lungo petalo di mare di Isabel Allende: la recensione
Ogni persona ha una sua storia e vuole raccontarla
Lungo petalo di mare di Isabel Allende è un romanzo narrato in terza persona con una prosa asciutta, elegante, a tratti malinconica che cambia col cambiare dei suoi personaggi. Ogni capitolo è una indicato con gli anni in cui arriva il racconto e con un pensiero di Pablo Neruda.
La finzione si intreccia con la storia e mostra come sia veramente difficile sentirsi e chiamare “casa” un posto che non lo è. Un posto che non appena cambiano i tempi ti volta le spalle. È la storia di un uomo che vive i grandi conflitti del Novecento sulla sua pelle. Un uomo che nonostante le difficoltà non ha mai dimenticato di tendere una mano a chi ne aveva più bisogno.
I personaggi e alcuni passaggi della storia sono reali, la storia di Victor incontra Isabel Allende durante i suoi anni in Cile.
La storia familiare della autrice si intreccia a quella di Victor per pochi istanti. Questo fa capire come i temi dell’integrazione, della democrazia e delle diseguaglianze siano ancora così care ad una donna che ha vissuto sulla sua pelle la realtà dell’essere esule.
Questa lettura vi lascerà una sensazione di pace. Ogni tassello va al suo posto e ogni vita ha avuto senso di essere vissuta. È un romanzo che ha anche un grande insegnamento: non dobbiamo dimenticarci il passato, non possiamo permetterci che quello che abbiamo condannato come “atrocità” venga fatto patire ad altri esseri umani. La storia va studiata per non ricommettere gli stessi errori. Ogni volta che un uomo si eleva al di sopra degli altri con la violenza, in quel momento l’umanità fallisce.
Un romanzo che ho adorato dalla prima all’ultima pagina che vi permette di entrare in punta di piedi nella vita di un uomo e nella storia di una generazione.
Vi consiglio di dare un occhiata anche alla recensione di Lontano dagli occhi.