Intervista a Ettore Zanca
Ecco l’intervista a Ettore Zanca autore di E vissero tutti feriti e contenti (Ianieri) e di Santa Muerte (Ianieri)
Intervista a Ettore Zanca: il rapporto con il pubblico
Sia “E vissero tutti feriti e contenti” che “Santa muerte” hanno quell’aria di favola. L’idea che alla fine ci sia una morale. Quanto cerchi di riportare il lettore in quel mondo e cosa speri che gli resti da una tua lettura?
Le vere favole di un tempo, avevano un lieto fine faticoso, spesso non lo avevano nemmeno. Certe volte scherzosamente mi viene da pensare che è un miracolo che non siamo rimasti traumatizzati dalla Piccola fiammiferaia o dalla Sirenetta. Quindi sì, quel filo di speranza che divide cattiveria e speranza mi piace riprodurlo. Nello scrivere mi pongo un problema, vorrei che in quel momento il tempo di chi mi legge venga impiegato bene, il tempo che perdiamo a leggere qualcosa non ce lo restituisce nessuno e se quel qualcosa non ci ha incuriosito, non è stato un valore aggiunto, allora è una sconfitta reciproca. Ecco mi auguro sempre che non ci sia quella sconfitta.
Intervista a Ettore Zanca: Santa Muerte
In “Santa muerte” racconti un omicida su commissione che viene assunto da una multinazionale per porre fine a delle vite. Un tema molto cupo, difficile. Come nasce la storia e quali sono state le difficoltà nel raccontarla?
La storia aveva una struttura diversa, molto più fantasy prima, ma l’aderenza col terreno e col fango con cui ci sporchiamo le esistenze era troppo distante e anche con un che di didascalico che non era nelle mie intenzioni, a quel punto ho deciso di creare un personaggio totalmente negativo e con una sua discutibile, pragmatica e schietta morale di sopravvivenza all’orrore che il killer del romanzo spesso si autoinfligge uccidendo.
La difficoltà più grande una volta trovato “il mondo giusto” dove ambientare la storia, è stata quella di dare credibilità ai personaggi. Alla loro voglia di farla finita e ad un killer che non diventasse una macchietta nell’esasperazione del personaggio. Ma nemmeno uno che sotto la durezza ha una scorza di bontà. Santa Muerte non è buono, la bontà che incontra di fatto lo incastra, così come l’amore è una trappola che gli costa quello che sperava per sé. eppure paradossalmente, questo ha un percorso inaspettato che non rivelo, ovviamente.
Intervista a Ettore Zanca: I personaggi
Ho ammirato in entrambe le opere la tua capacità di creare empatia col lettore: trovo che ogni personaggio che racconti prenda vita e dia qualcosa a chi legge. Paradossalmente io mi sono sentita in alcuni passaggi vicinissima Santa Muerte nonostante tutto. Quale è quel personaggio al quale sei più affezionato e come fai a creare i tuoi personaggi? Sei un autore che segna ogni minimo dettaglio (data di nascita, passato etc) o vengono da soli?
Sono inevitabilmente affezionato a Leonida/Santa Muerte e al suo mondo di anime freak dalla vita sbagliata. Tutto sommato inventare un personaggio negativo che non fa nulla per piacere a chi lo incontra, lo fa diventare più sincero di tanti sorrisi di plastica, tirare fuori il lato dark è terapeutico in libri come questi. Inevitabilmente dopo, se hai scritto con onestà e ci hai messo la tua visione del mondo, ne esci cambiato, qualcosa di te è stata liberata e non si torna indietro. Anche se non sei quel personaggio del tutto, lo vivi e ti “intossica”. Vi possedete a vicenda. Sì, di solito mi segno l’identikit orientativo di ogni personaggio, cerco di farlo muovere il meglio possibile.
L’ambientazione è un dualismo: Labella incastrata tra mare e montagne come il protagonista che risulta incastrato in un limbo dal quale è difficile uscire. Perché Labella? Perché non ambientarlo in una grande città?
In realtà Labella è una città non proprio piccola, un posto immaginario che per bellezza si colloca tra le mie radici e la città che amo per avermi adottato ogni volta che vado, Palermo e Genova. Labella è una sorta di terreno di prova per il killer dove c’è una insolita concentrazione di persone che vogliono essere “terminate”. Labella è un esempio di città stuprata da chi ha solo interesse a stordire le persone facendo finta di fare i suoi interessi ma in realtà mettendo i poveri gli uni contro gli altri. La città dove c’era un ponte crollato, una scuola rasa al suolo da una edilizia di cartone dopo un terremoto, è la pietra di paragone di un paese allo sbando ma che cerca ancora un rantolo di bellezza e di resistenza quale può essere l’Italia.
Intervista a Ettore Zanca: il futuro
Prossimi progetti?
Sono già al lavoro per il prossimo romanzo, siccome le mie passioni sono tante e fermo non ci so stare, sarà una storia completamente diversa. Chi ha già “assaggiato” i primi capitoli e la trama, mi ha detto che funziona e anche bene. Spero davvero sia così, che il tempo di chi mi legge non sia mai andato perduto inutilmente.