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Ragazzo italiano di Gian Arturo Ferrari

Ragazzo italiano è l’esordio di Gian Arturo Ferrari, edito da Feltrinelli, è un romanzo di formazione del protagonista e dell’Italia intera.

Ringrazio la casa editrice non solo per il gentilissimo omaggio, ma anche e soprattutto, per avermi permesso di essere presente alla presentazione del romanzo a Milano. Le parole di Margaret Mazzantini hanno, secondo me, ripercorso alla perfezione autore e protagonista.

Il romanzo è candidato, giustamente a mio avviso, al premio Strega.

Trama

La vita di Ninni, figlio del secondo dopoguerra, attraversa le durezze della vita dal primo respiro: prima la rivoluzione industriale della provincia lombarda, poi il tramonto della civiltà rurale emiliana, passando per il boom economico di Milano. Insieme a tutti questi cambiamenti e a queste contaminazioni Ninni impara a conoscere le insidie degli affetti, la sofferenza, il dolore che può manifestarsi anche nei legami più prossimi. Da ragazzino, grazie alla nonna, scopre di poter fare leva sull’immenso bagaglio di mondi che i libri gli spalancano di fronte. Una leva che lo porterà a conoscersi, a mettersi in dubbio e a scoprire il suo posto nel mondo.

Recensione

Ragazzo italiano di Gian Arturo Ferrari ha come protagonista Ninni, nato durante l’ultimo anno di conflitto. Il suo crescere, diventare uomo va in parallelo con l’Italia che prima deve dimenticare il rumore dei bombardamenti e poi deve fare i conti con un benessere economico e tecnologico mai pensato. Dalla campagna alla grande città la vita di Ninni è costellata da libri che diventano la sua bussola, il suo modo per interrogarsi e conoscersi conoscendo gli altri.

Quanto c’è di Gian Arturo Ferrari tra queste pagine non ci è dato sapere con certezza. Ninni è il figlio di una Guerra che non ricorda e non ha combattuto e, allo stesso tempo, è figlio di un mondo che muta e allo stesso tempo resta fermo nella sua durezza. Il bambino tartaglia, balbetta eppure è fermo nelle sue decisioni, nel suo andare contro il padre e nello studio.

Fin da subito comprende la fatica della terra e quella della mente, porterà questo bagaglio con sé. Gli sarà stato di vantaggio nella vita? Sarà per questo che, nel suo mondo, la scuola è da sempre il modo per elevarsi dalla sua condizione? Riuscirà a prendersi quello status sociale che non gli avrebbe permesso di finire come i suoi genitori?

La prosa è quella di chi con i libri ci ha dormito, mangiato, sognato…Gian Arturo Ferrari in questo romanzo non lascia niente al caso. Tutto è ponderato, studiato, perfettamente incastrato in una cornice che riflette passato e presente nella complessità che solo il descrivere i cambiamenti può portare.

So che quando vi parlo di romanzi di formazione io vi porto sempre ad esempio L’educazione di Tara Westover, ma non è la stessa cosa. La Westover ci regala le sue memorie, la sua storia personale. Gian Arturo Ferrari, invece ci regala l’affresco di una vita che cambia, evolve proprio come il Paese che l’ha accolta.

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