Fortnite e il futuro degli eventi

Fortnite e il futuro degli eventi

Fortnite e il futuro degli eventi perchè se c’è una cosa che questa pandemia ci ha insegnato è che bisogna reinventare il mondo degli eventi, soprattutto se parliamo di quelli musicali.

Mi ero già interrogata sul futuro degli eventi, sul rapporto tra musica e videogiochi ma non avevo considerato veramente a fondo il potenziale di Fortnite per l’industria musicale.

Effettivamente se ci pensate il comparto cinematografico era stato costretto a reinventarsi con l’arrivo delle grandi piattaforme di streaming, mentre teatro e musica sono rimasti fedeli alla loro tradizione muovendo cifre considerevoli, soprattutto per quanto riguarda i concerti.

Ma prima di tutto serve un doveroso passo indietro per spiegare cos’è Fortnite. Fortnite è un videogioco disponibile su tutte le piattaforme rilasciato nel 2017 e sviluppato da Epic Games e People Can Fly.

Fortnite in questo momento non è più semplicemente il gioco del momento, soprattutto per la Generazione Z. Conta circa 250 milioni di iscritti e fa guadagnare alla società proprietaria Epic Games circa 1 miliardo di dollari all’anno. Ma non bastava.

Ma Fortnite non inizia in quarantena a fare eventi nel suo mondo, no. Inizia a febbraio 2019 con  DJ Marshmello, prosegue nel 2020 con Travis Scott e un festival che ha visto come ospiti Dillon Francis, Steve Aoki e Deadmau5.

Tutto questo mi ha fatto venire in mente Ready Player One (se avete visto solo il film fatevi un favore e recuperate anche il romanzo): Fortnite sta andando in quella direzione? Possibile. Il fatto che si possano iniziare a vivere esperienze di puro intrattenimento su una piattaforma fa pensare che in un futuro potremmo andare a un appuntamento online? Che potremmo vivere la nostra vita all’interno di un videogioco?

No, in realtà no perchè la realtà virtuale ha ancora bisogno di tempo per essere ottimizzata e per vedere che impatto ha sulla psiche dell’uomo. Quello che però dimostra Fortnite con questi eventi è che è pronto a fare il salto. È pronto per diventare una piattaforma multimediale e di intrattenimento. Non è una questione prettamente di immagine, ma, soprattutto, di condizioni tecniche: i server hanno retto.

Due considerazioni vanno però fatte: non tutti gli artisti potranno accedere a questa piattaforma. Non è una questione di talento ma di target. Saranno gli artisti con un target 12-35 a beneficiarne, gli appassionati di videogames e poi? Tutta la fascia degli over 35? Cosa succederà? Arriveranno su Fortnite?

L’altra considerazione è quella più triste da fare ma necessaria in Italia. Non siamo pronti. Non siamo pronti a reggere un tale flusso di dati con le infrastrutture che abbiamo.

In chiusura una domanda sorge spontanea: ma il futuro degli eventi è realmente in mano solo a Fortnite o altri colossi si stanno muovendo?

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