Capaci di memoria
Siamo veramente esseri umani capaci di memoria? Lasceremo un Paese diverso e migliore ai nostri figli o a Capaci ci siamo persi anche noi?
Il 23 maggio 1992 nei pressi di Capaci perdevano la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Fra i ventitré feriti vi erano gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.
Il 23 maggio 1992 Cosa Nostra dichiarava in qualche modo guerra allo Stato italiano dopo la sentenza della Cassazione che confermava gli ergastoli del Maxiprocesso (30 gennaio 1992).
Quel giorno però iniziò a morire anche un altro servitore dello Stato, Paolo Borsellino.
Non mi dilungherò nel parlarvi degli atti giudiziari, delle indagini, delle bugie, delle omissioni delle persone dello Stato che in quegli anni sedevano in parlamento. Vorrei dirvi di come la strage di Capaci è una strage mafiosa mentre quella di Via D’Amelio in cui perse la vita il giudice Borsellino lo stesso anno, invece è una strage di Stato. Vorrei dirvi di come i pentiti siano stati i mafiosi e non gli uomini di Stato. Potrei consigliarvi delle letture a riguardo ma l’ho già fatto e non amo essere ripetitiva.
Quest’anno voglio riflettere insieme a voi sul significato di memoria.
Capaci di memoria
Io non ho memoria di quell’estate del 1992. Non ero nata. Non ricordo le stragi del continente successive, non ricordo la ciaccia all’uomo e la paura, quel senso di precarietà che aleggiava. Mi ricordo però il 2006, per l’esatteza la cattura di Bernardo Provenzano pochi giorni prima del mio compleanno. Mi ricordo come quella notizia rimbalzasse ovunque. Allo stesso tempo mi ricordo come il professore di lettere delle medie ci spiegò quello che stava accadendo. Mi ricordo come per la prima volta avessi avuto la percezione delle ombre intorno a me.
A 12 anni mi immersi in quel mondo di bugie, omissioni. Lessi tutto e di più. Tanti poi l’ho riletti al liceo, all’università. La sensazione però non è cambiata: chi avrebbe dovuto tutelare i suoi servitori li ha resi carne da macello. È un termine forte, me ne rendo conto ma è l’unico termine che mi viene in mente pensando a quello che è stato fatto a Falcone e Borsellino. Prima di loro tanti altri, dopo di loro sono cambiati i modi, lo scopo è lo stesso: ridurre al silenzio.
La loro memoria però va tramandata tutti i giorni, sono pagine di storia che si dimenticano a scuola. Di narrativa per bambini a riguardo c’è ancora troppo poco. Si ha paura forse? Siamo un paese che si è abituato ai segreti di Stato?
Voglio sperare di no. Allo stesso tempo voglio sperare che si formino le nuove generazioni anche su questi argomenti e non solo attraverso le serie tv che rendono eroi i cattivi e sfigati i magistrati e le forze dell’ordine che li inseguono. È necessario partire dalla scuola, dall’istruzione. Bisogna tornare a formare uomini e donne liberi, consapevoli e pronti a lottare per avere verità e giustizia.
Voglio sognare e sperare in una nuova generazione di ragazzi capaci di memoria, anche se tramandata.