La violenza del mondo
La violenza del mondo la stiamo riscoprendo con il video di George Floyd, quarantenne afroamericano, ucciso da un poliziotto a Minneapolis nella notte tra lunedì 25 e martedì 26 maggio. Ma ci siamo mai resi conto della violenza che ci circonda?
Quelle immagini mi fanno venire il voltastomaco. Quelle immagini le ho in testa da quando le ho viste. Quelle immagini però non sono nuove, anzi. Sembra un telefilm anni ottanta…no. Non lo è. È la verità.
È quella stessa violenza che però viviamo tutti i giorni, purtroppo. È dall’altra parte dell’oceano eppure è anche qui. Ogni volta che un gruppo di cretini da fuoco a un barbone. Tutte le volte che un politico perde la sua umanità a favore di consensi elettorali prendendosela con chi non ha diritti e cerca una vita migliore. Quella stessa violenza si cela tra le mura di molte case, anche quelle dei nostri vicini.
Pensiamo abbia motivi diversi, colori diversi, modi diversi…no. È sempre e solo violenza. È la violenza del mondo che ci è accanto più di quanto noi possiamo immaginare.
Da dove nasce la violenza del mondo?
Non credo ci sia una risposta a questa domanda. È l’ignoranza? O forse le idee politiche?..No, potrebbero essere tutte scuse dietro le quali nasconderci. La violenza nasce laddove non c’è dialogo? No, nemmeno. La violenza nasce quando un individuo si crede migliore di un altro e lo odia senza conoscerlo imponendosi con la forza.
Nel 2017 (solamente tre anni fa) Colin Kaepernick, giocatore di football americano, si rifiutò di alzarsi in piedi durante l’inno per protestare contro il suo Paese per le violenze che la comunità nera subiva. Risultato? Nessun ingaggio. Carriera finita. Si sono voltati tutti dall’altra parte. A Minneapolis questa volta no, hanno guardato, hanno cercato di intervenire ma l’odio dell’uomo è stato ancora una volta più forte.
Quante volte ci giriamo dall’altra parte? Quante volte fingiamo di non vedere? Troppe. E della violenza sui social? Ce ne ricordiamo mai?
Impariamo allora a guardare, ad ascoltare e a parlare. Anche le parole sono portatrici di violenza, la creano, la incitano, la scagliano e fanno più vittime di un solo gesto. Una parola fa più danni di un pugno perchè porta alle vittime come George come Colin. Due immagini che Lebron James mette vicine come a dire di non indignarci per le vittime se prima non ci siamo schierati con chi la voce ha provato ad alzarla. Prima di puntare il dito verso gli altri guardiamo cosa stiamo facendo noi, guardiamo da che parte siamo schierati, chi votiamo e cosa facciamo per gli altri. Ecco forse ci renderemo conto che tutti i George del mondo sono anche un po’ colpa nostra.