“Questo sangue non è mio” di Giovanni Lucchese
Questo sangue non è mio, primo romanzo di Giovanni Lucchese edito da Augh! che ringrazio sempre per la possibilità di collaborare.
Corpo e anima. Dentro e fuori. Essere e apparire. Carlotta è da sempre in bilico tra queste eterne dicotomie, ad esse sopravvive, con esse convive. Ciò che è oggi non esisterebbe se non ci fosse l’Altra, la voce che da dentro la trascina in basso; ciò che era prima non sarebbe mai esistito se l’Altra non l’avesse plasmata a suo piacimento. Bruttina e goffa, facile vittima del gruppo, la sua unica amica è una voce che le risuona in testa da molti anni, che come un’eco eterna fa da contrappunto a ogni suo pensiero: ed è per seguire questa voce che Carlotta si ritrova, in un infinito oggi, con le mani sporche di sangue. Un sangue che non è suo ma che da lei nasce, dal suo passato, da quello che è stata e che è diventata. In una continua altalena di emozioni e di allucinazioni, percorriamo con Carlotta i cunicoli di una Roma sotterranea. Assieme a lei, dentro di lei, passiamo dal buio alla luce. Dal dentro al fuori. Dal corpo all’anima.
Carlotta è una ragazza che nella vita ha sofferto molto e che ad un certo punto della sua adolescenza ha visto “arrivare” nella sua testa, a seguito di un trauma, una voce acida e distruttiva. Orfana di padre vive a Roma con la madre portinaia che spesso la giudica e non la sprona. Carlotta ha una sola amica dai tempi del liceo Chiara per il quale prova un profondo affetto, ma che, per seguire l’amore, la lascerà a Roma, sola, per trasferirsi a Berlino con il marito. Sarà costretta ad accudire la madre malata che negli ultimi istanti di lucidità le confesserà un peccato mostruoso. Make-up artist affermata, non troverà mai dentro di sé quella sicurezza per affrontare la vita a viso aperto.
È un buon romanzo che mostra il potenziale di uno scrittore che, a mio avviso, riesce molto bene nelle descrizioni dell’inconscio perdendosi un po’ nella trama che risulta un po’ complicata da seguire.
Una scelta stilistica quella di alternare continuamente passato e presente che non mi ha fatto impazzire, perchè mi ha reso difficile mettere insieme i pezzi e capire i vari meccanismi. Carlotta sentendo delle voci in testa risulta così affetta da un disturbo psichiatrico dovuto ad una trauma è bello vederne le conseguenze ma allo stesso tempo avrei voluto che mi fosse mostrato anche l’adattarsi della protagonista alla sua nuova condizione. Ho apprezzato tantissimo il messaggio che si svela alla fine: il passato, se non affrontato, torna sempre a tormentarti e a presentarti il conto. Una scrittura che risulta ancora un po’ acerba in alcuni passaggi, ma assolutamente piacevole e scorrevole. Non c’è una vera e propria evoluzione della protagonista che risulta un po’ statica. La trama prende il via quando Carlotta, in preda ad un raptus, colpisce violentemente una cliente.
Consigliato? Ni, se vi piacciono i gialli psicologici o se cercate una lettura per questo periodo assolutamente sì, se cercate però qualcosa di complesso e davvero adrenalinico questo non fa per voi.
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