“Eguali amori” di David Leavitt
Eguali amori di David Leavitt edito da SEM, Società Editrice Milanese, è uno di quei romanzi che racconta una famiglia vera. Dolori, gioie, silenzi e litigi rendono i rapporti veri, così come il supporto e la sopportazione reciproca. Leavitt ci racconta il teatro familiare che nasce quando iniziano le vere difficoltà e lo fa con la crudeltà della verità.
Complimenti a Delfina Vezzoli per la traduzione e ringrazio la casa editrice per avermi omaggiata della copia cartacea.
Trama
Eguali amori è l’indimenticabile ritratto di una famiglia americana: Louise, la madre, nonostante una vita avara di gioie è una donna decisa e indipendente. Il padre, Nat, è un uomo sfinito dal matrimonio e dall’infelicità di fondo della moglie. I loro figli, Danny e April, avvocato di successo e cantante impegnata, sono testimoni passivi della lenta deriva del loro rapporto. Questa ordinaria vicenda familiare viene scossa dalla lunga malattia di Louise, che riporterà alla luce sentimenti profondi e nascosti, legami sfilacciati dal tempo ma ancora indissolubili. Leavitt sa raccontare con prodigioso realismo la tormentata storia di due genitori traditi dalla vita e la ricerca dei loro figli di altre forme d’amore e di famiglia.
Personaggi
Nat è un uomo che ha sempre vissuto in modo passivo: poche decisioni e un’infelicità di fondo attribuita alla moglie Louise che si ritrova a dover combattere un doloroso cancro. Spettatori sono Danny e April, figli omosessuali che vivono la loro omosessualità in modi opposti. Una famiglia che finge: finge di vedere una Louise forte, finge che il cancro non ritornerà, finge di non vedere i rapporti dei figli. Nat è quello più marginale che si ostina a dare la colpa dei suoi fallimenti alla moglie che, al contrario, non ha mai smesso di lottare rifugiandosi nella fede.
Stile
Un narratore esterno che non giudica, si limita a raccontare una famiglia americana ricoperta dalle apparenze e persa nei suoi silenzi, nel suo non vedere. Uno stile tagliente, a tratti crudele che mostra il limite di chi non vuole accettare la realtà. Una minuziosa indagine psicologica pone il lettore nella condizione di conoscere le pulsioni più intime dei personaggi che li portano a delle scelte apparentemente discutibili. È proprio questo viaggio nelle emozioni della famiglia a valorizzare la trama e a far capire al lettore che il cinismo di questo romanzo in realtà risponde all’imperativo assoluto che muove l’intero libro e spesso la vita umana: sopravvivere. È Louise a incarnare perfettamente questo modo di vivere mentre gli altri si limitano ad evadere e a non vedere pur di non soffrire.
È fuori da ogni dubbio che Leavitt col suo stile pose delle basi per quella che è stata la letteratura americana degli anni ’80, soprattuto per aver affrontato tematiche come cancro e LGBT con un’ironia cinica che rende tutto politicamente scorretto e privo di buonismo.
Conclusioni
Un romanzo cinicamente crudele. Consigliato a chi vuole leggere la realtà: quella che si cela dietro le porte chiuse e negli occhi delle persone. Un romanzo che va letto alla luce delle sue tematiche e per il grande lavoro che l’autore fa nel rendere i personaggi con mille e più sfumature. Inevitabilmente ci si affeziona a questi e con essi si soffre.
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Non mi resta che augurarvi una buona lettura.