L’altro convento di Stefania Durbano
L’altro convento di Stefania Durbano (Book a Book) è un romanzo molto forte con uno stile acerbo ma con un buon potenziale.
Ringrazio la casa editrice per il gentile omaggio.
Trama
Il santuario di Belmonte è un luogo di pace, di quiete. Tra le sue mura secolari si trova un convento dove le suore ospitano donne in difficoltà. Un giorno bussa alla loro porta Delia, una ragazza dalla vita complessa: ha alle spalle un aborto, è senza soldi e famiglia. L’incontro con suor Maria, don Piero e le altre figure del convento apre uno spiraglio nel buio della sua esistenza. Tristezza e disperazione sembrano trovare sollievo nell’accoglienza che le viene riservata, ma in Delia nascono una serie di dubbi: perché la sua compagna di stanza è sofferente? Cosa si nasconde dietro il volto sfregiato di don Piero? E, soprattutto, perché suor Maria insiste per farle rispettare determinate regole? Domande che porteranno a risposte impreviste, in un luogo dove niente è quello che sembra.
Stile e personaggi
L’altro convento è l’esordio letterario di Stefania Durbano che si fa conoscere con una prosa asciutta, una trama molto forte e con qualche cambio di narratore. Il cambio di narratore che avviene all’inizio e alla fine mi ha un po’ infastida perchè ha rallentato il mio entrare all’interno della storia e, a mio avviso, non aggiunge nulla di più al romanzo, anzi rischia di far perdere il lettore.
La prosa asciutta si presta molto bene a questo noir: veloce, forte e che cattura. La violenza che l’autrice racconta non viene celebrata ma sembra quasi che abbassi il tono di voce nelle scene in cui è più evidente.
La scelta di rendere carnefici le figure di don Piero e suor Maria è molto pericolosa: eppure riesce ne L’altro convento di Stefania Durbano. Da un passato a questi personaggi all’apparen buoni e innocui che li rende tenebre. Non li giustifica, li condanna ad un inferno interiore. L’unica che non si pente mai è suor Maria: troppo accecata dall’odio verso la vita per rendersi conto di quello che sta facendo.
Delia: la protagonista che non ha avuto una vita felice. Arriva al convento pensando di poter ricominciare. Non ci riuscirà: si troverà invischiata nei giochi di violenza e denaro che suor Maria e don Piero organizzano. Instaurerà un rapporto malato con l’avvocato tra passione, desiderio e violenza.
L’avvocato è il personaggio più disgustoso che io abbia mai incontrato eppure di uomini così ce ne sono troppi in giro. Il suo nome non viene mai svelato ma la sua anima nera sì: uomo di successo con una moglie e tre figli che sfoga i suoi più bassi istinti e la sua violenza repressa su povere ragazze inermi provocando così traumi irreversibili. Ostenta la sua forza attraverso il potere che può esercitare grazie al denaro.
Riflessioni
Mentre leggevo questo libro più volte mi sono trovata a ripensare a Donne che parlano. Mi sono scoperta disgustata, arrabbiata e inerme. Queste le sensazioni che mi hanno accompagnata durante tutta la lettura.
Una lettura che mi ha fatto riflettere sulle maschere: l’idea che diamo di noi, la fiducia che riponiamo negli altri e la natura.
La natura perchè la cattiveria e l’avidità dei personaggi raccontati ne L’altro convento a mio avviso è genetica. Nessun essere umano farebbe o augurerebbe ad un altro di provare lo stesso dolore che ha provato lui. Delia è un personaggio con cui non sono entrata in empatia, anzi l’ho spessa odiata. Suor Gaia invece è il personaggio che più mi ha fatto tenerezza: fragile, paurosa, con una coscienza. È lei l’unica che sembra provare rimorso per quello che fa e lo dimostra nasce nei suoi gesti e nei suoi comportamenti.
Un romanzo consigliato a chi ha un forte stomaco e a cui piace un buon noir.
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