Intervista a Malusa Kosgran
In libreria per Book a book il nuovo romanzo di Malusa Kosgran In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo. Ringraziamo l’autrice e la sua casa editrice per essere qui a raccontarci un po’ questo nuovo romanzo.
Del romanzo di Malusa Kosgran vi parlerò prestissimo sia in una recensione che in un #pillolediriflessione.
In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo è un romanzo che mostra sia la storia di Antonio sia la storia di tanti meridionali venuti al nord in cerca di lavoro e di una vita migliore. Come nasce?
Qualche anno fa, quando vivevo ancora a Milano, sono tornata a Bisceglie dai miei per le vacanze di Natale e una sera, dopo cena, ho intervistato mio padre col preciso intento di chiarirmi le idee rispetto a un possibile romanzo che ne ricalcasse le vicissitudini, romanzandole qb. Mio padre non è mai stato un chiacchierone, anzi. Ma quella sera fu un fiume in piena. Alla fine, verso mezzanotte, avevo una decina di pagine di appunti che raccontavano altrettanti aneddoti perlopiù slegati fra loro. A vacanze finite sono tornata a Milano e ho lasciato sedimentare il tutto per parecchi mesi. Ho iniziato a scrivere la storia di Antonio Di Pinto solo quando ho capito come chiuderla: era giugno, ero di nuovo a Bisceglie, sono andata al mare, mi sono stesa al sole e cinque minuti dopo ero di nuovo sulla bicicletta diretta a casa… le lampadine si accendono sempre senza preavviso.
Un romanzo che mescola sapientemente ironia, storia, le difficoltà della vita, la tradizione e il futuro. Quale è stata la grande difficoltà che hai dovuto affrontare nella stesura?
Staccarsi dalla storia reale, quella aneddotica raccontata da mio padre (e non solo) e farla diventare solida, fruibile per tutti, a tratti più divertente e a tratti più tragica… non è stato affatto facile. Il mio intento è sempre stato quello di non scrivere la cronaca della sua vita, ma di approfittare delle sue esperienze per raccontare il destino di molte più persone, un destino nel quale ci si possa riconoscere.
La mia famiglia viene dalla Puglia e volevo ringraziarti per aver reso i tuoi personaggi veri e non delle caricature. Trovi che la storia si stia ripetendo?
Che quello che hanno subito tutti gli Antonio ora tocchi subirlo a chi arriva da ancora più sud? Trovi che ci siamo dimenticati un po’ la nostra storia?
La “pugliesità”, come la “milanesità”, fa sempre sorridere ma sono contenta di essere riuscita a delineare personaggi autentici e non macchiette: è stato molto divertente ricalcarne le cadenze, i ritmi, le ossessioni e tutto il resto senza perdere di vista il carattere di nessuno.La storia si ripete sempre, purtroppo. Il parallelo meridionali-extracomunitari è un dato di fatto, chi lo nega, nega l’evidenza: è l’eterna lotta fra poveri, una guerra dei bottoni, priva di logica e intrisa di paure costruite a tavolino. Ci si aggiunga che i meridionali di allora e di oggi spesso riescono a essere estremamente razzisti. D’altronde, chi cresce “a suon di schiaffi” difficilmente tende a diventare Gandhi ma un violento, a meno che non incontri un mentore che lo illumini sul suo percorso di crescita.
Parti facendo sparire Antonio: da qui la trama prende il via. Credi che serva perdersi o perdere qualcuno per ritrovare la memoria di quello che è stato?
Nella prima e nell’ultima parte del romanzo Antonio, che resta il protagonista della storia, non c’è. Eppure ogni personaggio ruota attorno alla sua assenza che si dimostra fin da subito incolmabile e “rumorosa”. Senza le parti centrali del romanzo Antonio non avrebbe alcuno spessore: senza conoscerne le radici (quindi le origini) e le foglie (il suo seminato) volergli bene sarebbe impossibile… Come si può trovare chi non si conosce?
Prossimi progetti?
Alla fine dell’anno la Morellini ripubblicherà il mio primo romanzo (che ha quasi dieci anni) completamente rieditato: non è stato facile riscriversi dopo così tanto tempo, ma è stato bello. Intenso. Nelle ultime settimane ho cominciato a mettere insieme idee e stimoli creativi per un nuovo romanzo che spero possa fare felici i lettori di “In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo” ma preferisco non dire nulla, più che per scaramanzia perché non so se riuscirò a trovare la quadra giusta.
Un augurio a te stessa e uno per i lettori di My Po Blog
L’ho scritto anche nei lunghi ringraziamenti finali, più che a me auguro ogni bene a questo romanzo che ha faticato tanto per trovare la sua dimensione e per ritagliarsi il suo spazio: il lavoro di scrittura e quello di cesello si sono sovrapposti lentamente ma il risultato mi persuade completamente, ce l’ho messa proprio tutta, e il supporto di Book a book è stato fondamentale. Solo cose belle ai lettori di My Po Blog: fosse per me vi dichiarerei razza protetta!
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